Parigi, 19 giugno 2009

 

 

Caro Mohamed,

qualche giorno fa ho sentito alla radio la sgradevole notizia che ti riguarda: sei stato accoltellato mentre aspettavi il tram.

La notizia mi è arrivata come una coltellata allo stomaco, anche se il colpo l’hanno infierito a te, forse solo perché sei africano.

 Ho provato un grande sentimento di vergogna, perché tutto ciò è successo a Milano, ma soprattutto per l’indifferenza dei presenti, che sono scappati.

 Ti scrivo questa lettera perché ho sentito l’esigenza di sfogare il mio sdegno e portarti tutta la mia solidarietà. Ogni giorno col tuo lavoro cerchi di trasmettere i temi dell’integrazione e della  multiculturalità, ma purtroppo il male comune dell’intolleranza che sta avvolgendo il NOSTRO paese sta andando in metastasi, si sta diffondendo.

 Io, che osservo il mio paese da lontano, che ho sempre sentito un certo orgoglio per i valori e le tradizioni della mia cultura, ora non lo so più, come se la memoria collettiva fosse stata cancellata e si stia tornando indietro, come se una nuvola di ignoranza e mediocrità stia avvolgendo tutto…

 Ancora si fa la differenza tra le persone in base ai colori che portano addosso e alla loro provenienza, pensavo che tutto fosse oramai (quasi) superato, ma mi sbagliavo, con tutti i problemi che ci sono è più facile prendersela con le minoranze che non hanno abbastanza forza per difendersi.

 Per questo il lavoro che c’è da fare è molto più grande e più tortuoso del previsto, bisogna essere in tanti, sempre di più.

 Con questa lettera, scritta a ruota libera, volevo farti arrivare il mio messaggio, per dirti che non è più tempo di stare zitti, ma è arrivata l’ora di fare qualcosa, TUTTI, nel proprio piccolo, nella quotidianeità.

 Grazie per il tuo lavoro

 A presto, con affetto

 

Paola

 


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